6 Novembre 2018

Contratti, spingere sul digitale

La semplificazione deve incrementare l’accesso delle pmi

Maggiore attenzione alle piccole e medie imprese; garanzie di una rapida trasformazione digitale delle procedure di appalto; semplificazione delle procedure e standardizzazione dei documenti di gara e delle fasi di fatturazione e pagamento. Sono questi alcuni dei punti toccati nel parere espresso dal Comitato europeo per le regioni sul cosiddetto pacchetto sugli appalti pubblici (costituito da due comunicazioni e una raccomandazione della Commissione europea) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 25 ottobre 2018. Nel documento si premette che «parecchi Stati membri hanno recepito le direttive sugli appalti pubblici del 2014 soltanto di recente» e che questo comporta «azioni di formazione e consulenze». Viene poi toccato il tema degli appalti digitali per i quali «sono necessari maggiori progressi» e, al riguardo, vengono auspicati «maggiori orientamenti sui moduli elettronici e le procedure di appalto elettroniche, per impedire l’adozione di approcci nazionali in contrasto con l’approccio dell’Ue ed evitare che gli enti locali e regionali siano lasciati nell’incertezza su come e quando utilizzare moduli e procedure differenti».

Nel parere si punta poi l’accento sul tema della «professionalizzazione degli appalti pubblici » e in particolare sul fatto che si debba «garantire una rapida trasformazione digitale delle procedure e l’introduzione di processi elettronici per tutte le fasi salienti, segnatamente quelle di notifica, accesso ai bandi e presentazione, valutazione, aggiudicazione dell’appalto, ordinazione, fatturazione e pagamento». Sul fronte della complessità delle procedure e dell’assenza di documenti standardizzati, il parere nota che si tratta di elementi che hanno «fatto lievitare i costi amministrativi degli appalti pubblici (sia per gli acquirenti che per i venditori)». Per questo «la normativa degli Stati, facendo proprio l’obiettivo delle direttive, non dovrebbe rendere più complessa la regolamentazione, né estenderla in modo lineare al di sotto delle soglie previste, come è avvenuto in alcuni casi».

Per quel che riguarda gli appalti in materia di innovazione il comitato delle regioni «solleva ulteriori problemi di governance e di coerenza per quanto riguarda gli obiettivi principali degli appalti pubblici e la propria finalità di fare degli appalti pubblici uno strumento di politica di innovazione; l’innovazione nel settore degli appalti presuppone, inoltre, la disponibilità di maggiori capacità concettuali, operative e gestionali, nonché di documenti standardizzati, per affrontare i negoziati multilaterali inerenti a progetti complessi». Una particolare attenzione viene riservata anche al tema delle piccole e medie imprese: «Al momento dell’adozione delle nuove direttive sugli appalti pubblici, la promozione delle pmi venne messa in evidenza come uno dei cinque punti principali della riforma del settore; tuttavia il grado di semplificazione raggiunto è tuttora insufficiente ad incrementare l’accesso delle pmi ai contratti di appalti pubblici; osserva che gli appalti pubblici rivestono una grande importanza per le pmi, e che i loro interessi dovrebbero essere posti al centro della politica in materia di appalti pubblici e della sua attuazione». Altro punto trattato nel parere è quello degli appalti transfrontalieri: «la causa principale di gran parte delle difficoltà che sorgono alle frontiere risiede nella diversità dei regolamenti nei sistemi giuridici e amministrativi nazionali; spesso le norme del diritto dell’Ue sono applicate in modo più o meno rigoroso nei vari Stati membri: pertanto, la coesistenza di due sistemi diversi lungo le frontiere interne dell’Unione può essere fonte di complessità e, talvolta, di incertezza giuridica, facendo così lievitare i costi».

Fonte: Italia Oggi