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Ddl anti-corruzione: le proposte per le aziende

Per prevenire, monitorare e contrastare il fenomeno della corruzione e per gestire la responsabilità amministrativa in caso di reato è possibile implementare sistemi di gestione ad hoc, come la UNI ISO 37001 e il Modello di Organizzazione e Gestione 231.

È stato di recente approvato alla Camera il disegno di legge anti-corruzione, che passa ora al vaglio del Senato e che prevede l’inasprimento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione e l’incremento delle misure interdittive per le organizzazioni “colpevoli”. Il ddl cosiddetto “spazzacorrotti” propone l’introduzione di nuove norme a favore della trasparenza, tra le quali l’introduzione del Daspo –interdizione perpetua dagli appalti e dai pubblici uffici, mutuata dalla prassi sportiva – e la possibilità di ricorrere ad agenti sotto copertura per le indagini.

Il ddl anti-corruzione pone particolare attenzione al tema della responsabilità amministrativa, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede infatti ha fortemente voluto l’aumento da uno a cinque anni delle misure interdittive minime introdotte dal D. Lgs. 231/2001, che già prevede la revoca di autorizzazioni e licenze, l’interdizione dalle attività e il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per i responsabili di reati quali corruzione, concussione e peculato.

Negli ultimi mesi, è nuovamente emerso il problema della poca chiarezza del D. Lgs. 231/2001 sulla posizione degli enti pubblici: la norma infatti sembra escludere dalla possibilità di reato tutti gli enti pubblici, aprendo quindi una grave falla nel sistema giuridico.  Tuttavia il decreto in oggetto si intende legittimo per tutte le società e potrebbe perciò essere considerato valido anche per gli organismi di natura pubblica, come indicato peraltro nell’articolo 1 della legge 190/2012, nel quale si parla di adeguamento del Modello 231 per tutti i tipi di organizzazione.

L’inasprimento delle pene anti-corruzione previsto dal disegno di legge e la recente applicazione del blocco interdittivo indicato nel D. Lgs. 231/2001 anche gli enti pubblici, ha riaperto il dibattito sui mezzi che le organizzazioni possono adoperare per salvaguardarsi dal fenomeno corruttivo e limitare i danni in caso di accertata elusione della legge da parte di uno dei propri esponenti. Il D. Lgs. 231/2001 prevede infatti, oltre alla responsabilità penale diretta a carico del soggetto che ha materialmente compiuto il crimine, anche un’imputazione di colpa per l’organizzazione. Per scongiurare ingenti perdite pecuniarie e per preservare la società dal danno reputazionale è possibile applicare il Modello di Organizzazione e Gestione 231, volto ad implementare le misure preventive sotto forma di sistemi di gestione e controllo della corruzione e di disposizioni organizzative di contrasto inserite all’interno dei protocolli aziendali.

I modelli adottati per prevenire e controllare fenomeni corruttivi e responsabilità aziendali, inoltre, se attestati da un ente terzo possono fungere da scudo giuridico per l’ente che può evitare le sanzioni legate alla responsabilità amministrativa dimostrando di aver applicato correttamente tutte le indicazioni previste dal Modello 231. Strumenti fondamentali per la gestione della trasparenza sono:

  • UNI EN ISO 37001:2016 Sistemi di Gestione per la Prevenzione della Corruzione
  • UNI ISO 26000:2010 Guida alla Responsabilità Sociale
  • SA 8000 : 2014 Social Accountability/Responsabilità Sociale.

ASACERT, in quanto ente accreditato da ACCREDIA in Italia, UKAS nel Regno Unito e EIAC negli Emirati Arabi Uniti, ha la facoltà di validare il MOG 231 e certificare enti e aziende per ISO 37001, ISO 26001 E SA 8000, sistemi di gestione di importanza strategica per evitare l’insorgere di fenomeni corruttivi e per consolidare credibilità economica e reputazione commerciale agli occhi del mercato anche internazionale.