“O città bene avventurosa la gloria tua salirà tanto ch’avrai di tutta Italia il pregio e ‘l vanto.”

Ludovico Ariosto

GBC Italia – ente di certificazione membro del World Green Building Council – presenta il proprio protocollo GBC Historic Building™ durante un importante evento organizzato con l’UNESCO a Ferrara. ASACERT sarà sponsor della tre giorni per sottolineare l’importanza fondamentale delle certificazioni riconosciute da GBC nel campo della sostenibilità e della valorizzazione del patrimonio storico ed architettonico.

Il workshop Innovative Energy-Environmental tools for Sustainable Energy Governance in built Cultural Heritage, che avrà luogo nella città estense l’11, 12 e 13 dicembre, darà modo di approfondire alcuni dei principali temi chiave riguardanti sostenibilità ambientale, strumenti energetici innovativi, restauro e mantenimento del patrimonio architettonico. L’intento fondamentale di GBC Italia, in collaborazione con UNESCO, è quello di dare vita ad un circolo virtuoso che leghi, grazie al nuovo protocollo di certificazione GBC Historic Building™, la conservazione dell’integrità del patrimonio culturale costruito all’uso sostenibile ed efficiente dell’energia, in un’ottica di valorizzazione reciproca di eredità storico-artistica e sostenibilità ambientale.

Il protocollo GBC Historic Building™ è un sistema basato su criteri di valutazione stabiliti dal Green Building Council che permette di implementare le caratteristiche strutturali dello standard internazionale LEED® con le specifiche conoscenze pratiche e teoriche del restauro e della preservazione degli edifici storici. L’UNESCO, che sin dalla nascita della World Solar Commission nel 1995, appoggia e promuove l’educazione e la cooperazione internazionale sull’uso consapevole dell’energia rinnovabile, ha da tempo deciso di valorizzare gli edifici designati come patrimonio mondiale dell’umanità tramite progetti di riqualificazione e restauro all’insegna della riduzione dell’impatto ambientale, sostenendo fra le altre iniziative anche il progetto GBC Historic Building™.

La città di Ferrara, iscritta nella lista dei siti UNESCO da più di vent’anni, si appresta a trasformarsi quindi in un laboratorio di pratiche virtuose dove sviluppare e testare idee e soluzioni innovative, promuovere cambiamenti nell’atteggiamento delle autorità sui temi della valorizzazione architettonica sostenibile e progettare tecnologie all’avanguardia da applicare poi su scala mondiale.

Durante la tre giorni di dicembre verranno organizzati convegni e workshop che coinvolgeranno esperti di conservazione e restauro e professionisti legati all’industria delle costruzioni e delle certificazioni, con l’intento comune di ripensare, aggiornare e modificare l’approccio pratico ai temi che riguardano sostenibilità ambientale, utilizzo di energia rinnovabile e preservazione del patrimonio culturale costruito.

Vediamo insieme quali temi verranno trattati (per consultare il programma completo presente sul sito di GBC Italia, clicca qui):

ASACERT – sponsor del workshop “Innovative energy-environmental tools for sustainable energy governance in built cultural heritage” – è uno tra i pochissimi Organismi di Verifica Accreditato dal Green Building Council Italia del nostro Paese ed è quindi autorizzato a svolgere specifiche attività di ispezione, controllo tecnico e verifica per l’ottenimento delle certificazioni GBC Italia.

Per prevenire, monitorare e contrastare il fenomeno della corruzione e per gestire la responsabilità amministrativa in caso di reato è possibile implementare sistemi di gestione ad hoc, come la UNI ISO 37001 e il Modello di Organizzazione e Gestione 231.

È stato di recente approvato alla Camera il disegno di legge anti-corruzione, che passa ora al vaglio del Senato e che prevede l’inasprimento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione e l’incremento delle misure interdittive per le organizzazioni “colpevoli”. Il ddl cosiddetto “spazzacorrotti” propone l’introduzione di nuove norme a favore della trasparenza, tra le quali l’introduzione del Daspo –interdizione perpetua dagli appalti e dai pubblici uffici, mutuata dalla prassi sportiva – e la possibilità di ricorrere ad agenti sotto copertura per le indagini.

Il ddl anti-corruzione pone particolare attenzione al tema della responsabilità amministrativa, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede infatti ha fortemente voluto l’aumento da uno a cinque anni delle misure interdittive minime introdotte dal D. Lgs. 231/2001, che già prevede la revoca di autorizzazioni e licenze, l’interdizione dalle attività e il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per i responsabili di reati quali corruzione, concussione e peculato.

Negli ultimi mesi, è nuovamente emerso il problema della poca chiarezza del D. Lgs. 231/2001 sulla posizione degli enti pubblici: la norma infatti sembra escludere dalla possibilità di reato tutti gli enti pubblici, aprendo quindi una grave falla nel sistema giuridico.  Tuttavia il decreto in oggetto si intende legittimo per tutte le società e potrebbe perciò essere considerato valido anche per gli organismi di natura pubblica, come indicato peraltro nell’articolo 1 della legge 190/2012, nel quale si parla di adeguamento del Modello 231 per tutti i tipi di organizzazione.

L’inasprimento delle pene anti-corruzione previsto dal disegno di legge e la recente applicazione del blocco interdittivo indicato nel D. Lgs. 231/2001 anche gli enti pubblici, ha riaperto il dibattito sui mezzi che le organizzazioni possono adoperare per salvaguardarsi dal fenomeno corruttivo e limitare i danni in caso di accertata elusione della legge da parte di uno dei propri esponenti. Il D. Lgs. 231/2001 prevede infatti, oltre alla responsabilità penale diretta a carico del soggetto che ha materialmente compiuto il crimine, anche un’imputazione di colpa per l’organizzazione. Per scongiurare ingenti perdite pecuniarie e per preservare la società dal danno reputazionale è possibile applicare il Modello di Organizzazione e Gestione 231, volto ad implementare le misure preventive sotto forma di sistemi di gestione e controllo della corruzione e di disposizioni organizzative di contrasto inserite all’interno dei protocolli aziendali.

I modelli adottati per prevenire e controllare fenomeni corruttivi e responsabilità aziendali, inoltre, se attestati da un ente terzo possono fungere da scudo giuridico per l’ente che può evitare le sanzioni legate alla responsabilità amministrativa dimostrando di aver applicato correttamente tutte le indicazioni previste dal Modello 231. Strumenti fondamentali per la gestione della trasparenza sono:

ASACERT, in quanto ente accreditato da ACCREDIA in Italia, UKAS nel Regno Unito e EIAC negli Emirati Arabi Uniti, ha la facoltà di validare il MOG 231 e certificare enti e aziende per ISO 37001, ISO 26001 E SA 8000, sistemi di gestione di importanza strategica per evitare l’insorgere di fenomeni corruttivi e per consolidare credibilità economica e reputazione commerciale agli occhi del mercato anche internazionale.

Quali sono i rischi aziendali che fanno più paura alle imprese? Il 6° Osservatorio Nazionale del Risk Management ha stilato un elenco: a preoccupare maggiormente sono cyber risk e rischio reputazionale, ma molte sono le incertezze sulla gestione e la prevenzione di questi e altri rischi aziendali.

Dal rapporto Cineas-Mediobanca 2018 emerge che molte aziende ancora sottovalutano i vantaggi dell’adozione di un sistema di Risk Management serio e professionale e che in molti ignorano l’esistenza di procedure di controllo e gestione del rischio sistematizzate ed efficaci, correlate da polizze assicurative specifiche. Il campione di circa 310 imprese preso in esame nel 6° Osservatorio comprende aziende attive nei più diversi settori, dall’alimentare al meccanico, dal chimico-farmaceutico a quello dei beni per la persona. A sviluppare maggiormente i sistemi integrati di Risk Management sono le cosiddette “Imprese 4.0”, ossia quelle aziende che hanno fatto dell’innovazione di macchinari e processi il proprio punto di forza e che, oltre all’impiego di nuove tecnologie nel campo produttivo, si sono adoperate per una digitalizzazione dei sistemi di controllo e gestione degli imprevisti.

Tutte le organizzazioni che negli ultimi anni si sono interessate attivamente al settore della gestione del rischio, introducendo all’interno dei propri sistemi di corporate governance procedure di controllo e prevenzione, hanno migliorato le proprie performance economiche e reputazionali. Dall’analisi dei dati condotta sulle aziende campione, si evince la stretta correlazione esistente fra l’incremento degli introiti e la gestione integrata dei rischi; grazie, infatti, alla valutazione preventiva della situazione di rischio alla quale una determinata impresa è sottoposta, il Risk Manager può elaborare una strategia atta a minimizzare l’impatto del potenziale rischio e le eventuali conseguenze annesse.

Vediamo allora quali sono i dieci rischi che preoccupano maggiormente le imprese italiane:

  1. Sicurezza sul lavoro
  2. Difettosità del prodotto
  3. Cyber risk
  4. Rischio reputazionale
  5. Business continuity
  6. Rischio ambientale
  7. Competenze professionali
  8. Catastrofi naturali
  9. Compliance normativa
  10. Imitazione del prodotto.

Segue inoltre a poca distanza dai rischi sopra citati, anche quello legato al passaggio generazionale, particolarmente sentito in un Paese come l’Italia, nel quale moltissime sono le piccole e medie imprese a conduzione famigliare che oggi sempre più spesso decidono di orientarsi verso una governance aperta, a favore di amministratori delegati esterni alla famiglia, con maggiori competenze tecniche e una preparazione adeguata anche in materia di gestione e prevenzione dei rischi aziendali.

È interessante notare come la maggior parte dei rischi presenti nella top ten possa essere gestita e prevenuta con l’adozione dei corrispondenti sistemi di gestione, tra i quali ISO 9001 Qualità, ISO 14001 Ambientale, ISO 45001 Salute e Sicurezza sul Lavoro, ISO 26000 Responsabilità sociale, ISO 37001 Anti-corruzione. Molti dei più recenti protocolli infatti sono strutturati con una logica “risk based thinking”, ossia di approccio basato sul rischio, e puntano a trasformare i potenziali fattori di rischio in opportunità di miglioramento continuo.

ASACERT – ente di certificazione, validazione e ispezione con una lunga esperienza in Italia e all’estero – effettua anche servizi di Risk Assessment, stime assicurative e patrimoniali e intangible asset evaluation, per proporre ai propri clienti una valutazione completa ed esaustiva dei propri “valori” e dei rischi che potrebbero comprometterli.

È stato messo a punto dal Governo Conte il nuovo Piano Impresa 4.0, ora al vaglio del Parlamento. Molte sono le modifiche e i cambiamenti apportati alle versioni degli anni precedenti, a partire dalla revisione del credito d’imposta e dalla rimodulazione dell’iper-ammortamento.

Nel settembre 2016 l’allora Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda approvò il primo Piano Nazionale Industria 4.0, pensato per colmare il gravissimo gap che trovava l’Italia totalmente impreparata ad affrontare le sfide della digitalizzazione, unica potenza manifatturiera priva di un piano nazionale che ne regolasse lo sviluppo. Secondo i dati raccolti dall’ISTAT e dall’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, gli effetti positivi della manovra hanno dato nuovo slancio agli investimenti e hanno permesso alle aziende di aumentare il proprio mercato in media del 30% in più rispetto agli anni immediatamente precedenti. Il Piano, pensato per favorire l’innovazione tecnologica delle industrie e la transizione verso un nuovo modello di smart working, è stato in seguito ampliato con l’introduzione del Piano Nazionale Impresa 4.0, che include nel sistema di incentivi non soltanto il settore manifatturiero, ma anche quello dei servizi. Nella versione di Impresa 4.0 del 2017, inoltre, è stata implementata la sezione dedicata alla formazione del personale, un punto di fondamentale importanza nell’ottica di valorizzazione delle potenzialità del Paese, che non può basare il proprio sviluppo esclusivamente sull’innovazione dei macchinari e dei processi ma deve di necessità investire anche nell’educazione digitale.

La più recente revisione del Piano, presentata a novembre all’interno della Legge di Bilancio 2019, apporta modifiche significative all’impianto precedente e ne modifica alcune indicazioni cercando di sposare le esigenze delle piccole e medie imprese, nel loro iter di ammodernamento di strutture, macchinari e processi. Tuttavia, secondo alcuni esperti le modifiche apportate non gioverebbero alla ripresa economica del Paese: in particolare, il co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0, Giovanni Migliarotta, in un suo approfondimento sul tema, insiste sulla necessità di implementare gli incentivi dedicati alla formazione e di prestare maggiore attenzione a tutti quegli elementi, come software cloud, piattaforme IoT e Analytics, necessari alla digitalizzazione delle aziende.

Le principali modifiche apportate al Piano Nazionale Impresa 4.0 sono:

ASACERT crede da sempre nel valore dell’innovazione dei processi e dei sistemi e, grazie alla lunga esperienza maturata a fianco delle PMI, incoraggia le imprese ad aprirsi al futuro del mercato, investendo in macchinari all’avanguardia e in software technology. In quanto ente di certificazione, ispezione e valutazione, ASACERT è autorizzata ad effettuare le perizie tecniche fondamentali per l’accesso all’iper-ammortamento, necessarie per poter usufruire dei contributi per gli investimenti in beni materiali e immateriali utili alla trasformazione tecnologica e digitale dell’azienda.

Il convegno annuale dell’Associazione Nazionale dei Risk Manager è ormai diventato un appuntamento  fisso per confrontarsi sull’evoluzione dei rischi e sulle strategie di risk management, sulle istanze delle imprese in termini di prevenzione e protezione e sugli strumenti che partner tecnici, come ASACERT, possono mettere a disposizione delle Organizzazioni, per normalizzare il rischio o per trasformarlo in un vantaggio competitivo.

Quest’anno uno dei temi chiave della due-giorni evento, al MiCo di Milano, è stata la sostenibilità. E di come questo tema sia legato al mondo delle certificazioni ha parlato il Managing Director di ASACERT, Fabrizio Capaccioli partecipando alla tavola rotonda “Rischi emergenti legati alla sostenibilità e D.Lgs. 254/16”.

La Dichiarazione Non Finanziaria prevista dal Decreto deve contenere le informazioni relative all’operato dell’azienda in merito a questioni ambientali, sociali, al rispetto dei diritti umani e alla lotta alla corruzione, ovvero tematiche riconducibili agli aspetti presi in esame dai Sistemi di Gestione ISO 9001 (Qualità), ISO 14001 (Ambiente), ISO 45001 (Sicurezza), ISO 37001 (Anti-corruzione), ISO 26000 (Guida alla Responsabilità Sociale) e SA 8000 (Social Accountability).

Certificazioni che le grandi aziende interessate dal D.Lgs. 254/16 conoscono bene, ma che possono oggi costituire un ulteriore valore per l’Organizzazione contribuendo ad “oggettivare” il suo impegno, soprattutto se a valle di tutto questo si fa validare il proprio Bilancio di Sostenibilità da un’attestazione di parte terza che ne garantisce la conformità ai dettami del Decreto.

ASACERT ringrazia tutti i partecipanti che hanno assistito al workshop e tutti coloro che sono venuti a trovarci al nostro stand per l’interesse dimostrato.

Sono stati da poco pubblicati sul sito INAIL i dati delle denunce di infortunio e di malattia professionale relativi ai primi nove mesi del 2018; i risultati positivi crescono grazie alla maggiore attenzione delle organizzazioni nei confronti delle normative tecniche e dei Sistemi di Gestione della sicurezza sul lavoro.

Dati contrastanti emergono dalle tabelle presentate dall’INAIL sul numero delle malattie e degli infortuni avvenuti sul luogo di lavoro: nel complesso diminuisce la percentuale degli incidenti, nonostante la triste segnalazione dell’aumento degli infortuni mortali legato alle tragiche vicende del crollo del ponte Morandi e degli incidenti stradali di Lesina e Foggia, mentre crescono leggermente le denunce di malattia professionale, ancora però al vaglio delle istituzioni.

In questo quadro piuttosto altalenante, un dato è certo: quello che vede diminuire l’incidenza di infortuni e malattie all’interno delle organizzazioni che hanno adottato in passato lo schema di certificazione OHSAS 18001 e che hanno puntato il focus sulla prevenzione, seguendo le indicazioni del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro. Già nel 2017 infatti, più del 98% delle imprese che si erano adeguate al sistema di riferimento avevano sensibilmente migliorato il proprio andamento infortunistico, registrando meno segnalazioni.

Dal 12 marzo la OHSAS 18001 è stata sostituita dalla nuova UNI ISO 45001 “Sistemi di Gestione per la Salute e Sicurezza sul lavoro”, la prima norma internazionale che regola le pratiche per la protezione dei lavoratori in tutto il mondo e che ha sostituito gli schemi nazionali preesistenti dopo un lungo iter di elaborazione, iniziato nel 1996 con l’entrata in vigore della BS 8800, sostituita poi nel 1999 dalla OHSAS 18001.

La norma ISO 45001, adottabile da qualunque tipo di organizzazione, indipendentemente da dimensioni, settore di appartenenza e natura delle attività svolte, è basata sulla High Level Structure ed è perciò integrabile con tutti i sistemi di gestione di nuova generazione, tra i quali ISO 9001 (Qualità), ISO 14001 (Ambiente) e ISO 37001 (Anti-corruzione). Inoltre, uno degli aspetti più innovativi del Sistema di Gestione per la Salute e Sicurezza sul lavoro è la valorizzazione della cultura d’impresa, concetto che influenza diversi aspetti della vita lavorativa come il rafforzamento della leadership, la valutazione preventiva dei rischi e soprattutto la partecipazione e il coinvolgimento delle risorse non manageriali.

L’obiettivo principale della ISO 45001 è quello di permettere alle organizzazioni di gestire al meglio il rischio collegato alla sicurezza sul luogo di lavoro, migliorando in tal modo non soltanto la qualità della vita dei propri dipendenti ma anche la produttività stessa. I benefici derivanti dall’adozione delle norme internazionali prescritte dal Sistema di Gestione per la Salute e Sicurezza sul lavoro possono essere brevemente sintetizzati nei seguenti punti:

Per dimostrare la conformità ai requisiti le organizzazioni possono richiedere la certificazione da parte di un ente accreditato come ASACERT, che da anni si occupa di effettuare audit per la OHSAS 18001 e che sin da subito ha fornito la corretta formazione ai propri tecnici per l’adeguamento allo standard internazionale ISO 45001. ASACERT è inoltre in grado di fornire il sostegno necessario a tutte le imprese che già possiedono una certificazione 18001 e che, secondo le indicazioni degli enti di accreditamento, hanno tre anni di tempo per completare la migrazione UNI ISO 45001, integrando la precedente normativa con le nuove indicazioni.

Nel corso del 19° Convegno ANRA, che si terrà al MiCo di Milano i prossimi 13 e 14 novembre, il Managing Director di ASACERT Fabrizio Capaccioli interverrà all’interno del workshop “Rischi emergenti legati alla sostenibilità e D.Lgs 254/16” per delineare il rapporto esistente fra la Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) e la certificazione di alcuni fra i principali Sistemi di Gestione.

Il D. Lgs. 254/2016 ha introdotto l’obbligo per le grandi società di presentare il cosiddetto “Bilancio di sostenibilità”, una rendicontazione sull’operato svolto nel settore ambientale, sociale, della lotta alla corruzione e del rispetto dei diritti umani.

Le informazioni che le aziende devono comunicare all’interno della DNF sono riconducibili agli aspetti presi in esame dai Sistemi di Gestione ISO 9001 – Qualità, ISO 14001 – Ambiente, ISO 45001 – Sicurezza e ISO 37001 – Anti-corruzione. Questi quattro schemi di certificazione vengono considerati di “nuova generazione” poiché si basano sulla High Level Structure, che permette l’integrazione tra i diversi sistemi, e sul “Risk Based Thinking”, ovvero l’approccio basato sul rischio.

ASACERT è un ente accreditato che offre servizi di ispezione, valutazione e certificazione, secondo gli standard internazionali ISO/IEC 17020 e ISO/IEC 17021, con accreditamento ACCREDIA In Italia, UKAS nel Regno Unito ed DAC negli Emirati Arabi Uniti e notifica presso la Comunità Europea per la Marcatura CE.

Il workshop avrà luogo martedì 14 novembre dalle 11.10 alle 12.10, presso la Sala Orange del MiCo, Centro Milano Congressi – Gate 15.

Per maggiori informazioni sul programma completo e per le iscrizioni si invita a consultare direttamente la pagina dedicata sul sito di ANRA.

Nel disegno della Legge di Bilancio 2019 sono previsti ingenti investimenti destinati all’edilizia pubblica: non soltanto nuove costruzioni, ma anche valorizzazione, manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano.

È ancora in fase di studio la Legge di Bilancio 2019, la quale, dopo esser stata respinta duramente dalla Commissione Europea, dovrà essere sottoposta a revisione da parte del governo; tuttavia, secondo la bozza ripresentata il 29 ottobre, i soldi destinati agli investimenti nel campo dell’edilizia pubblica ammonterebbero a ben 97,5 miliardi di euro, da erogare nel corso dei prossimi quindici anni.

Tra i diversi provvedimenti che rientrano nelle voci del disegno di legge ci sono anche la proroga dell’ecobonus per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica e l’estensione dell’iper-ammortamento per l’acquisto di macchinari tecnologici all’avanguardia. Un importante sforzo economico viene promosso inoltre nei confronti dell’edilizia pubblica, per la quale la bozza prevede lo stanziamento di quasi 100 miliardi, suddivisi tra amministrazioni centrali, enti territoriali, edilizia sanitaria e strade e scuole provinciali.

Al Fondo Investimenti per le Amministrazioni Centrali saranno destinati circa 50 miliardi di euro che potranno essere impiegati per tutti gli investimenti operati dall’amministrazione entro i termini previsti, oltre i quali sarà disposta la revoca delle somme non investite. Al Fondo investimenti per gli Enti Territoriali, la cui gestione verrà affidata alle province, saranno indirizzati 47 miliardi, destinati allo sviluppo infrastrutturale del Paese; particolare priorità verrà attribuita a tutti quei progetti di edilizia pubblica volti alla messa in sicurezza delle infrastrutture, come la manutenzione della rete viaria, la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali.

2 miliardi di euro andranno ad aggiungersi al fondo già esistente di 24 miliardi a favore del rimodernamento e della ristrutturazione degli immobili destinati ad uso sanitario, fra i quali ospedali, cliniche ed ambulatori. Per quanto riguarda, invece, la messa in sicurezza degli edifici scolastici e della rete viaria provinciale verranno stanziati poco più di 3,5 miliardi, parte dei quali servirà, nelle intenzioni dell’attuale governo, all’assunzione di una task force specializzata costituita da architetti, ingegneri, geometri e tecnici addetti alla sicurezza degli impianti.

Un passaggio piuttosto controverso della Legge di Bilancio 2019 è quello che prevede la costituzione di una Centrale unica per la progettazione delle opere pubbliche; in seguito a tale introduzione, l’Agenzia del Demanio diventerebbe al contempo progettista, stazione appaltante e soggetto di committenza in quanto delegata da parte di altre amministrazioni. Da quanto esposto all’interno dell’ultimo ddl la Centrale costerà allo Stato 100 miliardi di euro all’anno e dovrebbe dare lavoro a circa 300 impiegati dal profilo tecnico altamente qualificato. Le funzioni che saranno svolte dalla Centrale sono molteplici e pertengono sia alla sfera della progettazione – analisi della fattibilità tecnica ed economica, collaudo e direzione dei lavori pubblici – ma anche della gestione delle procedure d’appalto, della valutazione economico-finanziaria dell’opera e dell’assistenza tecnica alle amministrazioni coinvolte. Per far fronte alle numerose critiche sulla commistione di ruoli tra controllato e controllore sopraggiunte da parte del mondo delle professioni, e in particolare dalla Rete Professioni Tecniche e dall’OICE, l’ultima stesura della bozza sottolinea che la Centrale opererà sotto il controllo di un coordinatore che ne garantirà l’assoluta indipendenza delle valutazioni.

La necessità di una certificazione come la ISO 37001 per la prevenzione della corruzione risulta tanto più evidente in un periodo storico come quello odierno, nel quale non basta più contrastare il fenomeno corruttivo a posteriori, ma servono azioni preventive che ne impediscano lo sviluppo.

Il sistema di gestione per la prevenzione della corruzione (UNI ISO 37001) ha come scopo quello di permettere alle imprese di pianificare, attuare e mantenere un programma di ampio respiro volto ad evitare l’instaurarsi di atteggiamenti corruttivi sia di tipo attivo che passivo. L’attuazione dell’Anti-bribery management system prevede quindi che le imprese implementino processi e modelli che servano ad evitare l’insorgenza del fenomeno corruttivo, rafforzando la credibilità economica e la reputazione commerciale delle società certificate.

Il valore della certificazione ISO 37001 emerge dalla medesima necessità che ha spinto a pubblicare il protocollo ormai due anni fa: la persistente presenza della corruzione, a diversi livelli della società, e la necessità di contrastarla in modo efficiente e metodico, attraverso l’adozione di modelli di riferimento ai quali legare le proprie attività di prevenzione.

L’Anti-bribery management system, coordinato con il Modello Organizzativo ex D. Lgs. 231/2001, è basato sull’analisi del rischio ed è costruito seguendo uno schema di High Level Structure, che permette l’integrazione del protocollo con altri sistemi di gestione come quello qualitativo (ISO 9001) o ambientale (ISO 14001), solo per citare alcuni esempi.

In estrema sintesi, per ottenere la certificazione l’organizzazione deve:

ASACERT, in quanto ente accreditato per il rilascio della ISO 37001, si impegna ad evidenziare l’importanza fondamentale dell’Anti-bribery management system e mette al servizio dei propri clienti un team di professionisti esperti con conoscenze trasversali, giuridiche, gestionali e di risk management, in grado di effettuare tutti gli accertamenti necessari riguardo le relazioni societarie, il rispetto dei riferimenti legislativi, la formazione e i fattori di rischio dell’azienda.

Mentre già si attende la pubblicazione della nuova Legge di Bilancio 2019, sono da poco state presentate dall’Agenzia delle Entrate le linee guida sulle agevolazioni fiscali per il risparmio energetico 2018: la proroga di un anno dell’ecobonus viene confermata, ma molte sono le rimodulazioni al rialzo dei requisiti di accesso agli incentivi.

Gli sgravi fiscali previsti per legge nei confronti di coloro che apportano migliorie strutturali agli immobili, al fine di aumentarne il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale, rientrano nel cosiddetto ecobonus, un contributo economico destinato ad incentivare i lavori di ammodernamento ed efficientamento energetico da parte dei privati e delle aziende.

Il Documento di Economia e Finanza 2018, in termini di incentivi fiscali per il risparmio energetico, prevede:

Di grande interesse, inoltre, è l’introduzione della cessione del credito, la quale prevede la possibilità di cedere il credito corrispondente alla detrazione spettante anche per interventi di riqualificazione energetica di singole unità immobiliari e non più solamente per i lavori effettuati sulle parti comuni dei condomini.

L’Agenzia dell’Entrate affida poi il compito di vigilare sulla veridicità delle dichiarazioni ad ENEA – Agenzia nazionale per l’energia e lo sviluppo sostenibile – la quale effettua verifiche a campione e procede all’esame di documenti, dichiarazioni e certificazioni, organizzando eventualmente anche dei sopralluoghi per accertare l’effettivo diritto alla detrazione dei richiedenti.

Considerando anche la proroga dell’ecobonus e con esso le detrazioni fiscali legate all’efficientamento energetico, risulta chiaro il ruolo fondamentale che la sostenibilità ambientale giocherà nei prossimi anni nel campo dell’edilizia. Molte sono ormai le certificazioni afferenti all’ambito dell’ecosostenibilità del costruito e del risparmio energetico; ASACERT grazie alla sua pluriennale esperienza può fornire a privati e società un sistema di audit e certificazione competente e professionale.

I servizi offerti da ASACERT nel campo della sostenibilità ambientale sono numerosi, tra i principali elenchiamo: