Una riduzione del 60% nella produzione di tutte le plastiche entro il 2040. Questo l’obiettivo dichiarato della 54ª Giornata Mondiale della Terra, che ricorre oggi, 22 aprile. Il tema scelto è, appunto: “Planet vs Plastic“.

Un evento di portata globale, che vede personalità eminenti della cultura, della scienza e dell’ecologia, ma soprattutto cittadini di tutto il mondo, rappresentare il loro impegno per la salvaguardia del Pianeta e della vita che ospita.

Le cifre parlano chiaro:

 

Le plastiche non minacciano solo l’ambiente, ma anche la salute umana, rilasciando sostanze chimiche tossiche nell’acqua, nel cibo e nell’aria. Recenti studi confermano che le sostanze contenute nelle plastiche, ftalati e bisfenoli, hanno gravi conseguenze sulla salute umana: incidono sui processi ormonali, compromettendo gravemente il DNA.

ASACERT si unisce all’appello per azioni immediate per innovare e invertire la rotta.

Il passaggio a un’economia circolare comporterebbe risparmi per circa 4.500 miliardi di dollari e un aumento netto di 700.000 posti di lavoro entro il 2040*.

Il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Regolamento UE 241/2021) stabilisce che tutte le misure dei Piani nazionali per la Ripresa e Resilienza (PNRR) devono rispettare il principio di “Non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali” (Do No Significant Harm – DNSH).

Ogni Organizzazione e attività economica, indipendentemente dal settore, dimensione e obiettivi specifici, per usufruire delle misure deve conformarsi a questi criteri.

Adottare la Certificazione DNSH, garantisce la conformità dei progetti alle normative vigenti, promuovendo azioni a impatto ambientale ridotto.

La Giornata Mondiale della Terra del 2024 rappresenta per ASACERT l’opportunità di sottolineare l’importanza cruciale di un’azione tempestiva e collaborativa per ridurre l’uso della plastica e promuovere comportamenti responsabili, specialmente da parte delle imprese, le cui attività influenzano le comunità e il benessere globale. Grazie alla sua esperienza nel campo della sostenibilità, ASACERT offre una piattaforma di servizi di analisi e valutazione ambientale e sui criteri ESG con credibilità ventennale riconosciuta dal mercato.

* dati Unep – Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

 

Si è svolto ieri sera, a Milano, nell’ambito della settimana del salone del mobile: “Il design dell’inclusività: progettare la sostenibilità sociale“.

Nel suggestivo contesto del California Bakery Garden & Lounge in Corso di Porta Ticinese a Milano, ASACERT ha promosso un incontro in cui si sono affrontati temi cruciali come la progettazione di edifici e ambienti inclusivi, il ruolo delle politiche pubbliche e delle iniziative di governance territoriale nella promozione della sostenibilità sociale, nonché normative e incentivi per promuovere pari opportunità e colmare il gender gap. Al centro della serata le attività innovative dell’ente di certificazione, ispezione, valutazione e formazione, proprio in merito ai temi dell’inclusione sociale e della parità di genere. La serata si inserisce nel ciclo di eventi di Milano Sostenibile, il format di ASACERT che, da anni, è punto di riferimento e contenitore aperto, inclusivo ed aggregante, dove trovano spazio associazioni, società civile, istituzioni, chiamate a dare il loro contributo, per mettere in campo strategie per la realizzazione dei tre pilastri della sostenibilità ESG.

Con il patrocinio del Green Building Council Italia e il supporto del Rotary Club Passport Innovation, l’evento ha offerto una visione organica sulle sinergie tra design e sostenibilità, in cui esperti, provenienti da varie discipline, hanno condiviso esperienze e approcci innovativi per rendere le città e le aziende più accessibili e accoglienti per persone di tutte le capacità e per promuovere l’inclusione di genere.

Abbiamo voluto un momento di riflessione e confronto sul tema dell’inclusività, – ha affermato Fabrizio Capaccioli AD di ASACERT e Presidente del Green Building Council Italia – oggi siamo tra le aziende che in Italia hanno deciso di investire molto su questo tema. Sulla parità di genere, ad esempio, posso affermare con orgoglio, che abbiamo una percentuale di donne in azienda maggiore di quella maschile, nonostante le nostre attività siano di ispezioni, di collaudo, di verifica, in cantieri complessi di grandi opere pubbliche, ad esempio, in cui fino a poco tempo fa le donne erano difficilmente contemplate. Se noi oggi siamo tra i leader in queste attività è grazie anche alla nostra capacità di crederci, da ben prima che questi temi fossero sentiti come urgenza, come parte di un percorso verso una sostenibilità sociale non di facciata”.

La serata è stata condotta e moderata da Fulvio Giuliani, direttore de “La Ragione”.

In chiusura dell’evento, è stato offerto uno show cooking esclusivo con protagonista Enrico Derflingher – Presidente di Euro-Toques Italia e International – con il suo celeberrimo risotto della Regina Vittoria.

L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per promuovere strumenti e approcci per una società realmente inclusiva a tutti i livelli, dimostrando il ruolo cruciale che il design e la sostenibilità sociale possono svolgere nel plasmare il futuro della società.

Sono Intervenuti: Alessia Cappello – Giuseppe Talamazzini – Donatella Bollani – Francesco Rodighiero – Natasha Calandrino Van Kleef – Massimiliano Mandarini

Il Reporting di Sostenibilità è la pratica che consente di misurare, divulgare e rendere conto agli stakeholder interni ed esterni delle performance organizzative verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile. La validazione dei Reporting di Sostenibilità (o bilanci di Sostenibilità) consiste nella verifica della corrispondenza dei dati e delle informazioni riportati sul documento redatto dall’Organizzazione, con criteri definiti a livello nazionale o internazionale.

Un Report di sostenibilità presenta anche i valori e il modello di governance dell’Organizzazione e dimostra il legame tra la sua strategia e il suo impegno per un’economia globale sostenibile.

IL REPORT

Il Report di Sostenibilità non è solo un documento consuntivo che mostra i risultati raggiunti dall’azienda durante un dato anno di esercizio. È anche uno strumento che mette in relazione le performance economico-finanziarie con gli obiettivi dichiarati in ambito sociale e ambientale. Il suo obiettivo è quello di contribuire a misurare l’impatto sull’ambiente dell’attività dell’azienda, oltre che a rendicontare i risultati ottenuti. La direttiva numero 95 del 2014 (2014/95/UE), recepita alla fine del 2016 da parte del Parlamento e del Consiglio europeo, ha reso questo il bilancio obbligatorio.

Dal 1° gennaio 2024, la Corporate Sustainability Reporting Directive (“CSRD”) obbliga, a partire dalle società di maggiori dimensioni, non solo a pubblicare il Report (o bilancio) di sostenibilità, sulla base degli European Sustainability Reporting Standards (“ESRS”) – entrati in vigore il 25 dicembre 2023 – ma anche a rivedere la propria corporate governance, affinché sia allineata ai princìpi di sostenibilità espressi dalla normativa.  La CSRD rafforza, dunque, le norme di rendicontazione di sostenibilità societaria per gli aspetti ambientali, sociale e governance a favore della trasparenza informativa.

CHI DEVE PRESENTARE IL REPORTING DI SOSTENIBILITÀ

Nello specifico, le imprese elencate nel D.Lgs 39/2010 che, per visibilità e importanza economica, sono soggette a specifiche forme di revisione legale, ad es. le società quotate in borsa, le banche, le imprese di assicurazione, con un numero di dipendenti superiore a 500 e riportanti uno stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro o ricavi di almeno 40 milioni di euro, sono tenute a redigere la dichiarazione non finanziaria, soggetta a verifica da parte di un soggetto autorizzato ad effettuare la revisione legale del bilancio. Inoltre, il Decreto, prevede che anche le imprese non sottoposte all’obbligo come le PMI possano presentare una tale dichiarazione in forma volontaria e semplificata: le dichiarazioni delle imprese con meno di 250 dipendenti, a differenze delle altre, possono essere considerate in conformità con la normativa senza soggiacere alle disposizioni sui controlli. Impattando sull’Organizzazione aziendale, i significativi cambiamenti in materia di sostenibilità richiedono, inoltre, alle società di condurre sempre più frequenti e analitiche attività di risk assessment e gap analysis volte a garantire, tanto in ottica di compliance normativa quanto di efficientamento dei processi aziendali, un Modello 231 idoneo a prevenire il rischio di commissione di reati rilevanti ai sensi del decreto legislativo n. 231/2001 da parte dei propri direttori, managers, rappresentanti e dipendenti.

Di certo la CSRD ha reso obbligatoria la verifica delle informazioni riportate nel report da parte di soggetti indipendenti. La Direttiva prevede, infatti, che la revisione del report di sostenibilità venga effettuata da un accreditato «statutory auditor», prevedendo altresì un obbligo di rendicontazione secondo standard definiti dall’Unione Europea, gli ESRS. Ciò al fine di armonizzare la rendicontazione di sostenibilità in Europa e, di riflesso, assicurare la comparabilità delle informazioni comunicate dalle varie imprese.

Le PMI Italiane spesso ritengono che la sostenibilità sia parte integrante del proprio business. Ciò nonostante, le questioni di sostenibilità non sono ancora integrate completamente nella governance e nella strategia aziendale, evidenziando così la necessità di intervenire per colmare le lacune.

PERCHÈ ASACERT

ASACERT, in qualità di Ente accreditato, attraverso il nuovo servizio di validazione del processo di reporting di sostenibilità, è in grado di supportare un’Organizzazione nell’identificazione dei propri impatti significativi per l’economia, l’ambiente e la società, secondo standard globalmente riconosciuti.

Venerdì, 19 aprile alle 19:00 al California Bakery Garden & Lounge in Corso di Porta Ticinese, 58  a Milano, ASACERT Assessment & Certification, con il patrocinio del Green Building Council Italia ed il supporto di Milano Sostenibile e del Rotary Club Passport Innovation, si fa promotrice di un evento in occasione della Design Week milanese, dal titolo: “Il design dell’inclusività: progettare la sostenibilità sociale”.

Un incontro per offrire una visione globale e organica sulle sinergie tra design e sostenibilità, intesa nella sua declinazione sociale, per diffondere una cultura dell’inclusività ancorata concretamente alla vita di tutti i giorni e alle buone pratiche. Si condivideranno esperienze sull’implementazione di approcci innovativi a livello aziendale e di policy territoriale, per rendere le città più accessibili alle persone di tutte le capacità.

Si parlerà, dunque, di progettazione, approfondendo i princìpi e le strategie innovative per edifici e ambienti che accolgano e supportino le diversità. Faremo il punto sul ruolo delle politiche pubbliche e delle iniziative di governance territoriali nel promuovere la sostenibilità sociale nel settore del design e dell’architettura. Tra gli altri temi, norme e incentivi per le pari opportunità e strategie per colmare il gender gap.

Una serata per promuove il design come strumento di costruzione di un mondo più inclusivo, sostenibile e socialmente giusto.

Ospiti dell’incontro:

La serata sarà condotta e moderata da Fulvio Giuliani, direttore de “La Ragione”.

Al termine dell’incontro si terrà uno show cooking con Enrico Derflingher – Presidente di Euro-Toques Italia e International – col suo risotto della Regina Vittoria.

Una serata in cui innovazione, design, policy e incentivi si fanno protagonisti per promuovere strumenti e approcci per una società davvero inclusiva a tutti i livelli.

I CONSORZI STABILI E IL CUMULO ALLA RINFUSA. FACCIAMO CHIAREZZA

 

TERZO EPISODIO DI APPALTI NEWS

È uscito il TERZO episodio di Appalti News, il podcast di ASACERT dedicato al mondo degli appalti dal titolo: “Il nuovo codice degli appalti: i consorzi stabili e il cumulo alla rinfusa. Facciamo chiarezza”

Dopo i primi due appuntamenti: La Brexit e gli appalti pubblici in Italia, la storia non è finita e “Appalti pubblici ed equo compenso: la strana coppia, torna, il podcast a cura degli avvocati Marco Briccarello e Gabriele Molinari.

Nell’ultimo anno si è parlato tanto della qualificazione alle gare da parte dei consorzi stabili mediante il c.d. “cumulo alla rinfusa” (cioè attraverso l’utilizzo, da parte del medesimo consorzio stabile, appunto per qualificarsi nelle gare pubbliche, dei requisiti delle consorziate).
In linea generale il Consiglio di Stato ha chiarito che:

  1. sulla base del nuovo codice dei contratti pubblici è il consorzio stabile (e non già ciascuna delle singole imprese consorziate) ad assumere la qualifica di concorrente e contraente. Sicché solo lo stesso consorzio stabile deve dimostrare il possesso dei relativi requisiti partecipativi, anche mediante il cumulo dei requisiti delle imprese consorziate, a prescindere dal fatto che le stesse siano designate o meno in gara per l’esecuzione del contratto di appalto;
  2. l’applicazione del suddetto meccanismo del “cumulo alla rinfusa” non può essere condizionata dalla scelta del consorzio stabile di servirsi, ai fini della partecipazione alla gara, dei requisiti delle singole imprese consorziate sia che esse siano state “designate” o “non designate” all’esecuzione del contratto.

Vi è però un’eccezione: negli appalti aventi ad oggetto i beni culturali le imprese indicate esecutrici devono essere autonomamente qualificate ad eseguire i lavori e dunque non è applicabile il “cumulo alla rinfusa”.

Il principio è stato recentemente confermato dal TAR Piemonte, secondo cui nel settore degli appalti per i beni culturali non vi può esseredisallineamento soggettivo tra titolare della qualificazione ed esecutore materiale degli interventi”.

 

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Celebrata ogni anno il 22 marzo, la Giornata Mondiale dell’Acqua. Il World Water Day è la ricorrenza istituita nel 1992, a seguito della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo.

Il tema di quest’anno, è “Water for Peace” e l’intento è quello di collegare l’importanza dell’acqua alla prosperità e alla stabilità internazionale, sottolineando il ruolo cruciale dell’acqua nella promozione della pace tra le nazioni.

NEL MONDO

Attualmente, 785 milioni di individui non hanno accesso all’acqua potabile, mentre 2 miliardi di persone vivono senza servizi igienici di base. Lo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche da parte dell’umanità potrebbe generare una crisi di proporzioni catastrofiche: è previsto che, entro il 2050, il 51% della popolazione mondiale e il 46% del PIL globale saranno esposti a gravi rischi legati alla disponibilità d’acqua.

IN ITALIA

L’83% del territorio italiano è attraversato da corsi d’acqua. Ciononostante, in Italia, la perdita di acqua rivela livelli significativamente elevati, con una media del 42% del volume totale di acqua immessa nella rete idrica, corrispondente a 3,4 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno. La principale problematica riguarda un sistema infrastrutturale obsoleto, progettato secondo le esigenze degli anni Cinquanta. In altre parole, in Italia vengono sprecati quotidianamente 157 litri per abitante, pari al fabbisogno idrico di circa 43 milioni di persone, con importanti differenze nella qualità dei servizi erogati (il cosiddetto water service divide) tra il Sud e Nord del Paese. Per far fronte a tali criticità, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato 3,95 miliardi di euro con misure che mirano a migliorare l’efficienza dell’infrastruttura idrica.

ACQUA E CLIMA

Acqua e clima hanno un legame inscindibile: l’innalzamento delle temperature è causa di alterazioni nelle riserve idriche. L’incremento delle temperature, porta ad una conseguente scarsità d’acqua, favorendo tra le altre cose anche la proliferazione di alghe e batteri nocivi.

Nella pianificazione futura il riciclo o il riutilizzo dell’acqua emerge come valida alternativa alle risorse idriche convenzionali, a condizione che il trattamento e l’utilizzo siano sicuri. L’Italia, insieme ad altri Paesi mediterranei è tra le aree più colpite dalla carenza idrica a causa dei cambiamenti climatici, per cui si potranno osservare riduzioni di disponibilità idrica fino al 25% in alcune regioni. Questi deficit non potranno non avere un impatto anche sulla produzione industriale e sull’agricoltura.

SOSTENIBILITÀ E IMPATTO AMBIENTALE

Nell’immediato si dovranno elaborare strategie per adattarsi a un futuro in cui la richiesta idrica continuerà ad aumentare, mentre la sua disponibilità diminuirà progressivamente. Questo avrà conseguenze estese sull’economia e impatterà su aspetti cruciali come igiene, sicurezza alimentare, energia e lo sviluppo delle sempre più estese aree urbane. La gestione sostenibile delle risorse idriche è pertanto diventata una priorità, attorno alla quale si sono concentrati gli sforzi delle politiche e delle comunità scientifiche internazionali. In questo contesto, diventa fondamentale seguire il ciclo naturale dell’acqua, considerando la posizione geografica di ogni paese, il rilievo, il regime e la distribuzione delle precipitazioni e gli impatti del cambiamento climatico.

ASACERT PER IL WWD 2024

ASACERT svolge attività a favore dell’utilizzo consapevole delle risorse ambientali e, ad oggi, conta una serie di interventi per l’ottimizzazione delle risorse idriche, come: la Validazione del Progetto definitivo per i lavori di ammodernamento e implementazione funzionale per l’impianto di potabilizzazione del Po a Torino, portandolo ad una resa di acqua potabile fino a 2.500 litri al secondo. ASACERT ha svolto anche i servizi di stima e valutazione per Acque del Chiampo e per il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, gestori di servizi e impianti idrici situati nel Nord Italia. E ancora le Verifiche di Controllo Tecnico per il recupero funzionale del Torrente Bisagno, riqualificate e integrate con centrali idroelettriche. Un ambizioso progetto di ingegneria e architettura fluviale per la salvaguardia di un patrimonio storico-culturale che sposa le più moderne tecniche di produzione energetica sostenibile.

La Giornata Mondiale dell’Acqua rappresenta per ASACERT l’occasione per ricordare l’importanza dell’azione tempestiva e collettiva a sostegno della riduzione degli sprechi e dell’assunzione di comportamenti responsabili, in primis da parte delle imprese il cui operato ha un impatto sulle comunità e sul benessere delle persone.

Se fino a qualche anno fa la formazione a livello aziendale era considerato un ‘nice to have’ oggi, è decisamente un valore aggiunto, che si traduce non solo in aumento delle competenze del team, ma inevitabilmente in valore di ritorno per l’azienda, trasmesso a tutti gli stakeholder. Secondo il PoliMi il 93% delle imprese ritiene la formazione aziendale rilevante per il raggiungimento dei risultati. Se da una parte la formazione era vista in passato come un costo da sostenere da parte delle aziende, oggi si guarda al costo dell’inazione e i rischi derivanti da una forza lavoro che non ha sviluppato competenze in linea con le esigenze dell’organizzazione.

Uno dei deficit che le aziende si trovano ad affrontare è la scarsità di competenze e di talenti. Ci si riferisce al deficit di abilità e di personale qualificato. Per le imprese, ciò comporta una difficoltà significativa nel colmare le posizioni aperte o nel trovare individui con le competenze richieste per poterli inserire nel team.

Questi problemi di scarsità di talenti e competenze, se non affrontati con attenzione, rischiano di ostacolare seriamente la capacità di crescita delle aziende, inclusi lo sviluppo e l’innovazione tecnologica. La formazione aziendale è un punto chiave, per l’empowerment, in quanto porta le persone ad avere un maggior attaccamento all’azienda, sentendosi valorizzati e riconosciuti come individui e come professionisti.

Un notevole impulso è fornito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le imprese che stanno agendo o che pianificano di agire nel contesto del PNRR mostrano una maggiore propensione a investire, nel periodo 2022-2024, nella formazione dei propri dipendenti. In particolare, si concentrano sugli investimenti relativi a:

 

Nello specifico, il PNRR individua l’acquisizione di competenze digitali, tecniche e scientifiche tramite programmi formativi di miglioramento delle competenze esistenti, acquisizione di nuove competenze e formazione manageriale rinnovata, come un mezzo efficace per preparare i lavoratori ad affrontare le sfide del mercato del lavoro. Questo approccio è altresì vantaggioso per le imprese, specialmente le PMI, poiché consente di aumentare la propria competitività.

Inoltre, il PNRR ha un impatto di apertura rispetto alla semplice organizzazione di corsi interni, poiché promuove la formazione fornita da enti esterni alle imprese. Il 72% delle imprese che partecipa al PNRR utilizza questa modalità di approccio formativo.

In un contesto sfidante come quello attuale, la formazione può finalmente essere alla portata di tutte le organizzazioni, così come per i singoli lavoratori-professionisti. Le aziende che riescono a valorizzare e formare i propri dipendenti in tempo reale ottengono un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. Perché la formazione non è più solo un’opportunità ma una necessità, un’arma per affrontare le sfide del presente e del futuro.

ASACERT è in grado di soddisfare esigenze formative in diversi ambiti:

ASACERT, professionisti nel darti valore!

Inequality. Questa sembra essere la parola che contraddistingue lo stato della condizione femminile rispetto a quella maschile, in tutto il mondo.

Dati Eurostat rivelano che il gap retributivo complessivo (la differenza tra il salario annuale medio) è pari al 43% (al di sopra della media europea, che è invece pari al 36,2%). Anche se il gender pay gap in Italia è diminuito rispetto al passato (nel 2002 era del 15,7%), rimane solo uno degli indicatori dell’ineguaglianza di genere. L’occupazione femminile oggi, seppur con un tasso che si attesta al 51,3%, cioè lo 0,5% in più rispetto ad un anno fa, vede la percentuale che si traduce in 9,5 milioni di donne al lavoro, contro i 13 milioni di uomini occupati.
Il dato risulta tra i peggiori d’Europa se confrontato con la media Ue delle donne occupate (69,3%, contro il 55% italiano).
E ancora, una donna su cinque esce dal mercato del lavoro a seguito della maternità, decisione per oltre la metà delle donne (52%).

È proprio l’aspetto lavorativo che è preso in considerazione dalla UNI/PdR125:2022, con lo scopo di favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale e quindi migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, leadership e armonizzazione dei tempi di vita. L’introduzione di questo nuovo sistema di certificazione nel nostro Paese è agevolata da contributi per le piccole e medie imprese e microimprese (a valere sui finanziamenti Next Generation EU del PNRR), destinati sia ai servizi di assistenza tecnica e di accompagnamento alla certificazione, sia alla copertura dei costi della certificazione.

Sebbene il contributo normativo rappresenti un passo fondamentale per consolidare e, alle volte, stimolare un cambiamento, affinché quest’ultimo sia davvero tale, occorre che maturi nella società. Un cambiamento culturale duraturo è sempre il frutto di una consolidata consapevolezza sociale. E, da questo, siamo ancora lontani.

ASACERT, ente accreditato per la certificazione sulla parità di genere, è impegnato nel processo di affermazione dei diritti delle donne, nella società e nel mercato, affinché le disuguaglianze di oggi siano solo storia, domani.

CAMBIAMENTI CLIMATICI INCLUSI NEGLI OBIETTIVI DELLE ORGANIZZAZIONI.

Tutti gli standard dei sistemi di gestione ISO saranno oggetto di modifiche: alle organizzazioni certificate sarà richiesto di “considerare gli effetti del cambiamento climatico” sulla capacità di raggiungere i risultati previsti dal loro sistema di gestione.

Il 23 febbraio scorso, ISO (International Organization for Standardization) e IAF (International Accreditation Forum) hanno pubblicato un comunicato congiunto (IAF/ISO Joint Communiqué on the addition of Climate Change considerations to Management Systems Standards) per sottolineare l’imminente pubblicazione di Climate Action Amendments alle norme ISO sui sistemi di gestione nuove ed esistenti.

I cambiamenti climatici, insieme ad altre questioni, devono essere determinati come rilevanti o meno e, in tal caso, considerati nell’ambito di una valutazione del rischio, all’interno del campo di applicazione degli standard dei sistemi di gestione.

La risoluzione ISO porterà a due nuove indicazioni che verranno aggiunte a una serie di norme esistenti sui sistemi di gestione e che saranno incluse in tutte le nuove norme in fase di sviluppo/revisione:

  1. L’organizzazione deve stabilire se il cambiamento climatico è una questione rilevante
  2. Le parti interessate possono avere esigenze legate al cambiamento climatico

 

L’intento è quello di garantire che le questioni relative al cambiamento climatico siano considerate dall’organizzazione nel contesto dell’efficacia del sistema di gestione e che sia un fattore esterno abbastanza importante per la nostra comunità da richiedere alle organizzazioni di considerarlo ora. Gli organismi di certificazione dovranno assicurarsi che le organizzazioni certificate abbiano preso in considerazione i cambiamenti climatici e, se ritenuti rilevanti, dovranno essere inclusi negli obiettivi e nelle attività di mitigazione.

Gli organismi di certificazione non dovranno emettere nuovi certificati o revisioni per questo cambiamento, ma solleveranno rilievi di non conformità qualora le organizzazioni non saranno in grado di dimostrare che il cambiamento climatico è stato preso in considerazione insieme ad altri aspetti delle due clausole indicate nel comunicato.

Le imprese sono rimaste per anni intrappolate entro un’interpretazione miope dell’approccio di creazione di valore, in cui ha avuto posto l’attenzione alla massimizzazione dei risultati finanziari di breve termine, sottovalutando altri aspetti come la sensibilità ai temi della sostenibilità. Oggi, anche in seguito alle crescenti preoccupazioni sul tema del cambiamento climatico, le legislazioni sia sul piano internazionale, che dei singoli Paesi, rispecchiano questa consapevolezza. Anche le organizzazioni di ogni settore e dimensione sono, dunque, sollecitate a mettere in pratica un modello manageriale in cui siano in grado di gestire, misurare e comunicare le loro policy sulla sostenibilità e valutarne tutti gli elementi che la compongono.

Nel contesto della quinta missione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si fa riferimento alla creazione di un Sistema Nazionale di Certificazione per la parità di genere, il quale supporta e incoraggia le imprese nell’adozione di politiche adeguate a ridurre le disparità di genere in aspetti che influenzano la qualità del lavoro.

 

I NUMERI

Fissato a quota mille il numero delle PMI che entro il 2026 avrebbero dovuto essere certificate secondo la UNI/Pdr125:2022, superando i test riguardanti l’abbattimento di ogni forma di gender gap sui luoghi di lavoro. Sorprendentemente, ad oggi, il numero delle aziende italiane che ha richiesto e ottenuto la certificazione ha già superato, con largo anticipo, il numero indicato, arrivando a quota 1480. Secondo una ricerca condotta da Gidp (Associazione direttori risorse umane), di cui ASACERT è partner, il 47% delle imprese intervistate afferma che le questioni legate alla parità di genere sono significative nella loro cultura di D&I (Diversità e Inclusione). Analogamente, il 39% delle aziende ha implementato azioni significative per ridurre la disparità di genere.

 

I CLUSTER

Al momento, sono chiamate a rapporto solo alcune aziende. Pur restando una certificazione su base volontaria, la suddivisione avviene sulla base di cluster, in funzione del numero di dipendenti. In base al cluster di appartenenza dell’organizzazione, è necessario considerare un diverso set di KPI da rispettare. Tali indicatori individuati per la verifica sono ben 34 -KPI Key Performance Indicators- suddivisi in 6 macro-aree principali: 1) cultura e strategia; 2) governance; 3) processi delle risorse umane; 4) opportunità di crescita e inclusione delle donne nell’azienda; 5) equità salariale tra i generi; 6) supporto alla genitorialità e bilanciamento tra vita professionale e privata. Affinché un’organizzazione possa ottenere la certificazione, è necessario che raggiunga almeno il 60% degli obiettivi stabiliti, che variano in base alle dimensioni dell’organizzazione stessa. Inoltre, sono richiesti requisiti standard dei sistemi di gestione e requisiti specifici propri della Pdr125, tra cui la definizione e l’attuazione di un Piano Strategico, il monitoraggio costante e la revisione per il miglioramento continuo, l’istituzione di un Comitato Guida, l’adozione di una politica per la parità di genere, l’implementazione di un sistema di Whistleblowing e la promozione del benessere aziendale.

 

I VANTAGGI

Ottenere la certificazione per una azienda significa, non solo un aumento della reputazione, ma anche un accesso facilitato ai finanziamenti previsti dal PNRR. A fronte di uno stanziamento di 9,81 miliardi per lo sviluppo di politiche d’inclusione sociale, la certificazione consente alle organizzazioni di accedere a sgravi fiscali e premialità nella partecipazione a bandi italiani ed europei e ad appositi incentivi di natura fiscale e in materia di appalti pubblici. La certificazione può essere rilasciata da parte di un Organismo accreditato, come ASACERT, a seguito di un audit di verifica dell’applicazione della prassi.

 

SGUARDO SOCIAL

La UNI/PdR 125:2022 intende portare un cambiamento sostenibile e durevole a favore dell’occupazione femminile nel nostro Paese, uno sguardo alla lettera S dell’acronimo ESG, che vede una rinnovata attenzione verso il sociale, a favore di un’innovazione dei modelli organizzativi e quindi un cambiamento di cultura.